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IL MANDALA, SIMBOLO DEL SE’


Jung iniziò ad occuparsi di mandala quando, dopo i Septem Sermones, nel 1916 cominciò a disegnarne alcuni, osservando come tutte le strade seguite, tutti i passi intrapresi, riportavano sempre ad un solo punto, nel mezzo, nel centro, cioè all’individuazione.

Ogni mattina schizzavo in un taccuino un piccolo mandala di segno circolare, un mandala che sembrava corrispondere alla mia condizione intima di quel periodo  Solo un po’ per volta scoprii che cosa e’ veramente il mandala

Sé, la personalità nella sua interezza””. Ad un livello psicologico, quindi, il mandala diviene una delle più importanti rappresentazioni archetipiche delle totalità psichica, il Sé, vale a dire l’idea dell’esistenza di un centro della personalità, di una sorta di punto centrale all’interno dell’anima, al quale tutto sia correlato, dal quale tutto sia ordinato e il quale sia al tempo stesso fonte d’energia. Tale energia si manifesta in una spinta inconscia a divenire ciò che si è, permettendo in tal modo l’armoniosa assimilazione di elementi inconsci con quelli consci, della luce con la propria ombra, dell’integrazione delle componenti psicologiche femminili presenti nell’uomo e di quelle maschili presenti nella donna.
Ma il cerchio, la quaternità ed i mandala, pur essendo i simboli della totalità psichica, sono in ultima istanza, una “imano dei”, vale a dire simboli divini, poiché non è possibile distinguere il Sé e Dio: “Il mandala lo si ritrova in tutto il mondo ed esprime o la divinità o il Sé. Psicologicamente i due termini sono strettamente collegati; il che non significa che io creda che Dio è il Sé o che il Sé sia Dio. Affermo semplicemente che tra di essi esiste una relazione psicologica.”
Oltre a gli aspetti su citati, altrettanto importante è l’uso e il significato dei colori. Come scrive Magda di Renzo, i colori stimolano associazioni, producono effetti psichici, evocano esperienze primordiali, esprimono situazioni e stati d’animo attraverso una dimensione simbolica, esplicitano le caratteristiche di una cultura e rimandano all’universo archetipico. I colori, quindi, vengono considerati come forze irradianti, energie che agiscono su noi in modo positivo o negativo, indipendentemente dal fatto che ne siamo consapevolio meno.
Dal centro del mandala,che ne rappresenta l’essenza, fluiscono le articolazioni successive verso l’esterno, in un gioco di colori e sfumature sempre diverse, che sono l’espressione della personalità di chi lo dipinge. Oltre alla fondamentale interpretazione simbolica dei vari colori utilizzati, da tenere in debita considerazione risulta la loro disposizione, la loro gradazione (nuance) e l’eventuale esistenza di un colore predominante. Di converso, la scarsa colorazione può essere un significativo indice di “freddezza” e “impoverimento” emotivo. Oltre ad una sorta di “fotografia” della condizione psichica, come nel sogno anche nelle colorazioni dei mandala la funzione principale è quella: l’inconscio, in pratica, produrrebbe simboli diretti alla compensazione dell’unilateralità delle tendenze dell’Io, in modo da integrare sempre più i contenuti consci con quelli inconsci, per giungere in tal modo ad un migliore equilibrio psichico.


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