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In un pomeriggio di settembre,passando per via Brera, andavo a trovare l’ amico Cappelletti dell’omonima Galleria, mi imbatto in un concorso di pittura alla Galleria Ponte Rosso in memoria del pittore Carlo Della Zorza. È la sera della premiazione, grande eccitazione, gran folla, molti giovani. Al tavolo della giuria saluto l’amica Boscaglia e percepisco subito il livello dei partecipanti, tutti bravi, sono una trentina di opere degli artisti selezionati sui 480 partecipanti. Mi colpisce subito un bellissimo quadro astratto di Brunella Rossi, ma subito dopo vengo letteralmente catturato da un’opera figurativa Una giornata di pioggia di Ester Negretti. È un viso di giovane donna che sembra riflettersi nel vetro di una finestra mentre fuori diluvia, ma il volto non è speculare, simmetrico ad un’immagine riflessa, potrebbe essere l’alter ego dell’artista, il suo doppio. Opera intrigante, sensuale, d’impatto comunicativo potente, l’occhio rimane sedotto, direi turbato perché non trova un’interpretazione univoca, rassicurante. Si entra nei territori misteriosi dell’enigma, di significati reconditi che rimandano ad altri significati in un labirinto speculare infinito. Mi sono venuti in mente certi sguardi nelle opere di Rembrandt, Velasquez, Michelangelo, del ghigno esilarante di Mozart, dell’intensa seriosità di Beethoven. In altri momenti arrivava una sensualità sfrenata e lussuriosa di una donna che prende coscienza dell’enorme potenzialità seduttiva, ma pochi istanti dopo percepivo l’opposto di una condizione di insopportabile e devastante disorientamento esistenziale di fronte alle difficoltà e le incertezze della vita e del futuro. Mentre sono assorto in questa altalena di sensazioni opposte la Professoressa Bossaglia nomina quest’opera quale vincitrice del secondo premio. Con mia sorpresa scopro che l’autrice è una ragazza giovane di 27 anni. Dopo alcuni giorni visito il suo studio e con mio stupore vedo grandi opere astratte di impatto geometrico ma con inserimenti di segno e di materia personali, orchestrati in una tensione in divenire. Sono coinvolto in una dinamica esistenziale complessa e in apparenza caotica, ma in realtà supportata da un rigore normativo possente nel ristabilire un equilibrio vitale nel mare delle contraddizioni umane. Forme per lo piu’ quadrate e rettangolari si scontrano, deflagrano, si ricompongono in una lotta senza fine, con un segno poderoso e devastante e una materia sfinita nell’affievolirsi della luce. C’è una grande padronanza dei colori, dai bianchi ai neri con gamme raffinatissime di grigi caldi, eleganti, solari, che trasmettono ancora speranza e fiducia. Il tempo viene percepito su piani istantanei, immanenti, e la caoticità apparente, ad una attenta e prolungata osservazione, si tramuta in una classicità senza tempo, immortale come tutte le grandi opere d’arte. Questo mondo convulso costringe l’artista ad imprimere alla forma, alla materia, al gesto, al ritmo una velocità concitata e drammatica nuova ed irradia lo spazio in uno spasmo in espansione e contrazione, fra lotta e pacificazione. Mi colpisce l’entusiasmo, la freschezza, il candore di questa giovane artista, la sua voglia di fare, di cercare, di trovare coi mezzi intramontabili della pittura, della materia, con l’atavico movimento del braccio e della mano che tracciano e lasciano segni pregnanti di magica energia del fare perenne dell’uomo. Mi chiedo dove arriverà questa donna, questo folletto geniale che a questi livelli ha senz’altro una dispensa celeste che la guida e sorregge nel suo fare creativo. Ester Negretti, ne sentiremo parlare, non è un augurio,
è una certezza.
Per gentile concessione della rivista:
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Anno XVIII, Numero 56 gennaio-marzo 2007
Intervista di Roberto Plevano
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Questo il nome del viaggio controcorrente compiuto nel 2023 dalle opere ispirate alle barche a vela.
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